«Gli obiettivi ambientali della Pac? Opportunità, non minacce»

«Gli obiettivi ambientali della Pac? Opportunità, non minacce»

Grazie al Psr nazionale e ai fondi del Pnrr l’agricoltura italiana non deve temere le sfide sulla sostenibilità lanciate dall’Unione europea

Politiche di sviluppo rurale armonizzate per raggiungere obiettivi che coniughino sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Tra queste l’accrescimento della competitività delle imprese agricole creando maggiore connettività tra gli attori della filiera. Anche cercando di spiegare ai consumatori quanto gli agricoltori e l’agricoltura contribuiscano al raggiungimento degli standard ambientali fissati dall’Ue con la nuova Pac. «Gli agricoltori devono capire che il loro ruolo è anche soddisfare bisogni di salute, benessere e produzione sostenibile sempre più importanti per chi acquista generi alimentari. Inoltre, devono vedere come opportunità quelle che oggi sono percepite come minacce».

Così vede il futuro dell’agricoltura italiana la dirigente generale dello Sviluppo rurale del Mipaaf Simona Angelini. L’abbiamo incontrata nel suo ufficio al terzo piano del palazzo dell’Agricoltura in Via XX Settembre, per farci raccontare come funziona il Psrn e i benefici attesi dai progetti finanziati.

Il Psrn è uno strumento fondamentale per sostenere lo sviluppo e l’innovazione delle aziende agricole italiane. A che punto siamo con l’attuazione?

«L’avanzamento di tutte le misure è in accordo con i tempi. Per quanto riguarda l’acqua (Sottomisura 4.3), ci sono 28 progetti finanziati, con stanziamenti che vanno da due a 20 milioni di euro. Pur avendo avuto qualche rallentamento a causa della pandemia, 25 progetti hanno già chiuso le procedure di gara europee. L’impegno è di 338 milioni di euro con, al momento, una spesa di 85. Per quanto riguarda le misure sul benessere animale, la prima sulla caratterizzazione genetica e fenotipica (10.2) sta procedendo in linea con le previsioni. Sono stati adottati due bandi relativi ad altrettanti cicli: 2016-2019 e 2020-2023. Le attività del primo sono terminate, quelle del secondo sono in corso. La seconda (16.2), che si propone di creare una banca dati aperta agli operatori del settore con tutte le informazioni di interesse zootecnico. Sarà uno strumento molto utile per allevatori e veterinari per valutare la programmazione aziendale e fare le scelte più corrette».

Come avete selezionato i progetti da finanziare per le infrastrutture irrigue?

«Per partecipare al bando i consorzi di bonifica si sono dovuti attenere a criteri molto stringenti ai quali forse non erano abituati. Ad esempio i tempi di aggiudicazione di un anno, mentre per i bandi normali ci sono 18 mesi a disposizione e spesso proroghe. Poi c’è stata un’opera di selezione molto accurata da parte degli uffici del ministero durata oltre quattro mesi. Inoltre, i progetti sono starti valutati anche da una commissione di esperti. Devo dire che nonostante queste caratteristiche e l’aggravante della pandemia, tutti i consorzi hanno rispettato i tempi per l’aggiudicazione».

Quali sono le misure del Psrn che hanno avuto più successo e quella che invece ha avuto meno appeal?

«Sono molto legata alla misura sull’irrigazione. Forse ha fatto qualcosa in più rispetto alle altre perché ha messo in moto un meccanismo moltiplicatore di investimenti. In Italia non si investiva sull’acqua dal 2003. Sulla prima dotazione per le infrastrutture irrigue sono stati finanziati 19 progetti, poi si sono utilizzati 300 milioni del fondo di coesione per far scorrere la graduatoria, facendo rientrare tutti i progetti del Sud ammissibili e altri 4 del Nord. E ancora, grazie alla rimodulazione in overbooking della misura sulla gestione del rischio, sono stati finanziati anche i restanti progetti del Nord entrati in graduatoria. Quindi, una misura che partiva da una dotazione di circa 280 milioni, è riuscita a soddisfare tutte le richieste ammissibili».

Del resto la carenza idrica nelle campagne è uno degli effetti più evidenti del cambiamento climatico.

«Difatti con questa misura abbiamo proprio acceso i riflettori sull’irrigazione, tanto che ci sono state quattro leggi di finanziamento per il settore. E nel bilancio del prossimo anno avremo 400 milioni per le infrastrutture irrigue».

Il Psrn può contribuire al raggiungimento degli obiettivi ambientali fissati dall’Ue? Con quali misure in particolare?

«Sicuramente con le misure sugli investimenti irrigui e sulla biodiversità zootecnica. Tutti i progetti per le infrastrutture irrigue finanziati rispettano i parametri stabiliti dalla Direttiva acque e soddisfano le priorità delle Autorità di distretto. Poi sono state stabilite linee guida per la misurazione di prelievi e restituzioni della risorsa idrica. Quanto alla caratterizzazione genetica, di certo può contribuire a comprendere in che modo si possano ridurre le emissioni di gas serra degli allevamenti ed essere d’aiuto per affrontare il problema dell’antimicrobico resistenza».

Stiamo per entrare in una fase decisiva per il futuro del settore primario del nostro Paese: il Psn metterà nero su bianco che tipo di agricoltura vuole l’Italia. Quali sono i punti chiave?

«L’accrescimento della competitività delle imprese agricole, la gestione del rischio e gli eco schemi. E poi dobbiamo costruire una Pac che renda attrattive le aree rurali e in particolare quelle marginali, soprattutto per i giovani. Gli agricoltori sono i primi custodi del territorio e abbiamo bisogno anche di loro per combattere il dissesto idrogeologico».

Gli agricoltori temono che il peso della sostenibilità ambientale ricada solo o in gran parte sulle loro spalle.

«Gli eco schemi chiedono un impegno ulteriore agli imprenditori agricoli rispetto a quelli della condizionalità di base. Per loro l’adesione non sarà obbligatoria ma volontaria. Perciò dovranno essere appetibili: la compensazione per i maggiori costi e i minori ricavi deve essere adeguata, questa è la sfida. Poi c’è il premio flat, un contributo con cui si dichiara al mondo che l’agricoltura soddisfa a dei servizi ecosistemici che vanno premiati».

Anche perché oggi sembra che ad avvantaggiarsi di impegni e sacrifici del settore primario siano l’industria alimentare e la distribuzione.

«Solo per migliorare la logistica il Pnrr stanzia 1,5 miliardi. Di certo contribuiranno a riequilibrare i rapporti tra produttori e parte commerciale. Saranno riorganizzati i mercati, quindi si cercherà di ridurre i cosiddetti costi intermedi. Poi ci sono i 500 milioni sull’agrisolare che possono aiutare la zootecnia e i 500 milioni per il rinnovo del parco macchine. Grazie agli strumenti di agricoltura di precisione le aziende agricole potranno ridurre l’impatto del cilco produttivo».

Oltre all’assonanza delle sigle, esiste una sinergia tra Psrn e Pnrr o altre fonti di finanziamento per l’agricoltura collegati al Recovery?

«Ancora una volta devo citare gli investimenti sull’acqua perché sia su Psrn che Pnrr ci sono misure e investimenti per le risorse idriche. Più in generale, gli investimenti selezionati sul Pnrr soddisfano gli stessi requisiti richiesti per quelli del Psrn, che sono poi quelli indicati dall’Unione europea, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto ambientale, secondo il principio del “do not significant harm” (non danno significativo ndr). Quindi le programmazioni dei fondi ormai sono tutte coerenti e perseguono gli stessi obiettivi. Anche nella stesura del Psn dovremo dare conto all’Ue di come abbiamo intenzione di dare risposte ai bisogni delle aree rurali. La coerenza di tutto il pacchetto di finanziamenti, nazionali e comunitari è un requisito imprescindibile».

Conosciamola meglio

Romana, 58 anni, sposata e madre di quattro figli, Simona Angelini si è laureata in Giurisprudenza alla Sapienza nel 1988 con il massimo dei voti, ed è entrata al ministero delle Politiche agricole e forestali nel 1990 come funzionario dell’ufficio legislativo. Tra i numerosi incarichi ricoperti fino a oggi, molti hanno a che fare con l’irrigazione. Dal 2008 lavora alla direzione dello Sviluppo rurale e da gennaio 2021 è direttrice generale».

Intervista tratta da terraevita.edagricole.it

Continuando a utilizzare il sito, accetti l'uso dei cookie. Più informazioni

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close