Olivicoltura, un patrimonio da proteggere con il Psrn

Olivicoltura, un patrimonio da proteggere con il Psrn

Xylella e cambiamenti climatici hanno inflitto duri colpi all’olivicoltura italiana, soprattutto al Sud. Le polizze assicurative agevolate possono aiutare il comparto a rialzarsi

Tra Puglia, Calabria e Sicilia si producono i due terzi dell’olio extravergine d’oliva italiano. Se aggiungiamo Lazio e Campania, la percentuale supera il 75% del totale nazionale. Il nostro Paese è il secondo produttore ed esportatore mondiale dopo la Spagna. Dal punto di vista dei volumi, l’annata 2021 è stata migliore della precedente (+15%), ma comunque inferiore alle attese. Inoltre, negli ultimi dieci anni l’olivicoltura del Sud Italia è stata messa a dura prova da problemi fitosanitari (Xylella e mosca olearia) e avversità climatiche (siccità, gelate, eccessiva escursione termica), che hanno fatto calare la produzione di olive. Solo negli ultimi 48 mesi la diminuzione è stata superiore al 50%, tanto che l’Italia rischia di perdere quote di mercato a favore degli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo: Spagna, Tunisia e Grecia.

Valori assicurati in aumento, ma non basta

In un simile contesto diventa sempre più importante assicurare i raccolti sfruttando le opportunità della Misura 17 del Psr nazionale, che permette di proteggere il raccolto, aderire a fondi mutualistici e agli strumenti di stabilizzazione del reddito. Sono ancora poche le aziende agricole che sottoscrivono polizze agevolate in Italia, in particolare al Sud. Negli ultimi due anni il comparto olivicolo ha fatto registrare una crescita notevole, ma ancora non basta.

In base ai dati del Rapporto sulla gestione del rischio elaborato da Ismea, tra 2018 e 2019 i valori assicurati sono passati da 14,65 milioni di euro a 24,14, con un incremento del 64,8%. Lo scorso anno c’è stato un calo dell’11% rispetto al record del 2019 (21,04 milioni), ma il dato conferma la maggiore propensione degli olivicoltori ad assicurarsi. Una tendenza avvalorata dal notevole aumento delle aziende che hanno sottoscritto polizze. Nel 2020 sono state 1.669 (+14,6% sul 2019).

Altro dato che conferma l’importanza di tutelare la produzione dalle incognite climatiche è quello sui premi pagati, passati dai 612mila euro del 2016 a 1,33 milioni nel 2020. La tipologia di polizza scelta dalla maggioranza degli olivicoltori (61,1%) è il Pacchetto C previsto dal Piano di gestione del rischio agevolato, dove si può scegliere di tutelare gli impianti olivicoli da almeno tre avversità tra grandine, eccesso di neve, eccesso di pioggia e vento forte, alle quali si può aggiungere vento caldo (colpo di calore) o sbalzo termico.

Ma se andiamo a guardare nel dettaglio il tasso di assicurazione dell’olivicoltura nelle varie regioni italiane, scopriamo che i valori assicurati non rispecchiano l’andamento della produzione. Ad esempio, nel 2020 in Puglia si sono assicurate 175 aziende (10,5% del totale) per un valore di 6,3 milioni di euro (30% del totale), rispetto a una quota produttiva regionale del 43%.

Oltre che per tutelarsi dagli imprevisti del clima e dei mercati, le polizze agevolate consentono alle aziende agricole di avere una maggior facilità di accesso al credito. Sempre più banche, infatti, chiedono alle imprese il possesso di una copertura assicurativa dei rischi sulle produzioni per concedere prestiti.

Articolo tratto da terraevita.edagricole.it

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